Meglio cento bernoccoli che perdere la libertà

23 ottobre 1920 – 23 ottobre 2020

Signori e buona gente,
venite ad ascoltare:
un caso sorprendente
andremo a raccontare.

È successo a Milano
e tratta di un dottore
che è caduto nel video
del suo televisore.

Con qualsiasi tempo,
ad ogni trasmissione
egli stava in poltrona
a guardare la televisione.

Incurante dei figli
e della vecchia mamma
dalle sedici a mezzanotte
non perdeva un programma.

Riviste, telegiornali,
canzoni oppure balli,
romanzi oppur commedie,
telefilm, intervalli,

tutto ammirava, tutto
per lui faceva brodo:
nella telepoltrona
piantato come un chiodo.

Ma un dì per incantesimo
o malattia (che dite?
non può darsi che avesse
la televisionite?)

durante un intervallo
con la fontana di Palermo
decollò dalla poltrona
e cadde nel teleschermo.

Ora è là in mezzo alla vasca
che sta per affogare:
parenti, amici in lacrime
lo vorrebbero aiutare,

chi lo tira per la cravatta,
chi lo prende per il naso,
non c’è verso di risolvere
il drammmatico telecaso.

Andrà in Eurovisione?
Diventerà pastore
di quei greggi di pecore
che sfilano per ore?

Riceverà i malati
da quella scatolettta?
Come farà dopo la visita
a scrivere la ricetta?

Ma tra poco, purtroppo,
la trasmissione finisce:
e se il video si spegne
il misero dove finisce?

Fortuna che il suo figliolo
studioso di magnetismo,
per ripescarlo escogita
un abile meccanismo.

Compra un altro televisore
e glielo mette davanti;
il dottore ci si specchia
e dopo pochi istanti

per forza d’attrazione
schizza fuori da quello vecchio
e già sta per tuffarsi
nel secondo apparecchio.

Ma nel momento preciso
che galleggia nell’aria,
più veloce di gabbiano,
o nave interplanetaria,

il figlio elettrotecnico,
svelto di mano e di mente,
spegne i due televisori
contemporaneamente.

Cade il dottor per terra,
e un bernoccolo si fa:
meglio cento bernoccoli
che perdere la libertà.

“Teledramma” di Gianni Rodari
Living in a black hole. Foto di Irais Esparza da Wikipedia